Un anno straordinario: il cinema giapponese nel 2023

Il 2023 è stato un anno straordinario per il cinema giapponese, con risultati record al botteghino e riconoscimenti importanti. Ma per l’industria cinematografica locale è stato anche un anno segnato da scandali che hanno evidenziato il crollo delle vecchie strutture di potere e lo sviluppo di una nuova consapevolezza su ogni argomento, dalle molestie sessuali alle pratiche di sapore feudale sul posto di lavoro. Quest’anno promette maggiori opportunità di successo per le donne e l’apertura verso temi diversi e voci nuove.

Lo scorso anno i film giapponesi hanno dominato il mercato locale, con la presenza di ben otto titoli tra i film di maggiore incasso al botteghino, stando alle cifre trasmesse dalla Motion Picture Producers Association of Japan.

In vetta alla classifica c’era The First Slam Dunk, una pellicola di animazione ispirata a un manga di successo sul basket del fumettista Inoue Takehiko, che quando è uscita in sala nel dicembre 2022 ha incassato 15,9 miliardi di yen (106 milioni di dollari). Il film, scritto e diretto dallo stesso Inoue, è stato anche un grandissimo successo fuori dal Giappone, con un incasso complessivo di 279 milioni di dollari.

I primi tre campioni d’incassi giapponesi erano film di animazione, segno che il genere continua a essere molto forte sul mercato locale. Al numero due, con 13,9 miliardi di yen (93 milioni di dollari), c’era Detective Conan: Black Iron Submarine, 26° episodio della serie che narra le avventure di un geniale detective adolescente intrappolato nel corpo di un bambino. Superando la cifra di 9,78 miliardi di yen raggiunta nel 2022 da Detective Conan: The Bride of Halloween, quest’ultimo film ha stabilito un nuovo record di incassi per l’intera serie.

In terza posizione, con 8,8 miliardi di yen incassati (59 milioni di dollari), si è collocato Il ragazzo e l’airone, fantasy semi-autobiografico di Miyazaki Hayao, ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale, nel quale un ragazzino entra in un mondo parallelo. Il film, che molti pensavano sarebbe stato l’ultimo del regista ottantaduenne (anche se, a quanto si dice, il maestro sta lavorando a un nuovo progetto), è uscito in sala a luglio senza il solito lancio pubblicitario. Suzuki Toshio, produttore e socio di lunga data di Miyazaki, ha riferito ai media che si trattava di una strategia mirata ad attirare l’interesse dei fan del regista, che non vedevano un suo lungometraggio dai tempi di Si alza il vento, uscito nel 2013.

In patria, Il ragazzo e l’airone non è riuscito a raggiungere i 10 miliardi di yen (pari a 67 milioni di dollari), che hanno sempre rappresentato il valore soglia per i film di Miyazaki, ma fuori dal Giappone il film ha avuto un successo consistente, si è portato a casa 166 milioni di dollari in totale e si è anche aggiudicato un Golden Globe e un Oscar per il miglior film di animazione, riconoscimento che il regista aveva ottenuto l’ultima volta nel 2001, per La città incantata.

Il quarto posto, con incassi per 5,6 miliardi di yen (37 milioni di dollari), era occupato dalla pellicola giapponese di live-action Kingdom III: Flame of Destiny di Sato Shinsuke, terzo episodio di una serie d’azione in costume tratta da un manga di successo di Hara Yasuhisa. Come nei primi due episodi, il film aveva un cast tutto giapponese guidato da Yamazaki Kento nei panni di Xin, un giovane ex schiavo che sogna di diventare un grande generale e di unificare la Cina nel Periodo degli Stati Combattenti (475-221 a.C.).

l film giapponese presumibilmente di maggior successo all’estero è stato però Godzilla Minus One di Yamazaki Takashi, 37° episodio dell’iconica serie Godzilla. Il film è scritto dallo stesso Yamazaki, che è da sempre un fan di Godzilla e aveva già inserito il mostro nel film Always: Sunset on Third Street 2, presentato al FEFF nel 2008. Godzilla Minus One è ambientato in un periodo di poco successivo alla sconfitta del Giappone durante la seconda guerra mondiale. Un gruppo di ex militari, tra cui un pilota kamikaze disonorato (Kamiki Ryunosuke), uniscono le forze e, utilizzando la tecnologia dell’epoca, con il loro ingegno e coraggio sconfiggono un Godzilla dal soffio atomico che minaccia di radere al suolo Tokyo.

Pur essendo uscito in sala solo a novembre, il film è riuscito a incassare ben 5,59 miliardi di yen (37 milioni di dollari) entro la fine dell’anno, e la cifra record di 106 milioni di dollari nel resto del mondo. Ha inoltre vinto un Oscar per i migliori effetti speciali; è il primo Godzilla a ricevere un riconoscimento della Academy.

Nel frattempo, l’autore veterano Kore-eda Hirokazu ha dato nuovamente prova di poter soddisfare sia critica che pubblico con il suo nuovo film, Monster. Dopo la sua presentazione in anteprima al festival di Cannes, dove lo sceneggiatore Sakamoto Yuji si è aggiudicato il premio per la migliore sceneggiatura, la pellicola ha incassato 2,2 miliardi di yen (15 milioni di dollari) al botteghino giapponese, diventando il più grande successo di Kore-eda dopo Un affare di famiglia, il suo film drammatico del 2018. Monster ha ricevuto anche recensioni entusiastiche per la storia a più livelli su una madre single (Ando Sakura) che, quando il suo figlioletto inizia a comportarsi in modo strano, si scontra con un insegnante insensibile (Nagayama Eita).

Un altro film che ha ottenuto diversi riconoscimenti sul circuito festivaliero internazionale, tra i quali il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia, è il cupo dramma di Hamaguchi Ryusuke Il male non esiste. Considerato uno dei moderni maestri del cinema per il suo Drive My Car (2021), che vinse l’Oscar per il miglior film internazionale, Hamaguchi aveva inizialmente concepito Il male non esiste come un corto da proiettare durante i concerti della musicista e cantautrice Ishibashi Eiko, ma ne ha poi fatto un lungometraggio.

La storia, che inizia con due rappresentanti di un’agenzia di spettacolo di Tokyo che cercano di far digerire a una scettica comunità montana la costruzione di un glamping, va ben oltre la solita contrapposizione tra la gente di campagna e i furbacchioni di città; è emotivamente coinvolgente sotto molti aspetti e il suo finale enigmatico dà i brividi ma fa anche riflettere.

“Questo non è il tipo di film nel quale il pubblico ha delle domande alle quali il cineasta risponde”, ha dichiarato Hamaguchi in un’intervista alla rivista specializzata Variety. “Ma spero che le domande rimarranno con il pubblico a lungo”.

La storia più pesante dell’anno riguardante l’industria dello spettacolo è stata quella della caduta in disgrazia dell’agenzia di talenti Johnny & Associates, un tempo molto potente, in seguito alle rivelazioni sul suo fondatore e presidente Johnny Kitagawa, che per decenni aveva abusato sessualmente di minori. Prima che Kitagawa morisse, all’età di 87 anni nel 2019, erano già venute a galla delle accuse sui tabloid e in libri con rivelazioni, ma i principali media giapponesi avevano mantenuto il silenzio nel timore che l’agenzia si vendicasse negando l’accesso alla sua scuderia di giovanissimi artisti, protagonisti di innumerevoli film e sceneggiati televisivi.

Le cose sono cambiate nel marzo 2023 quando è uscito un documentario della BBC in cui si riportava dettagliatamente la storia degli abusi di Kitagawa. Poco dopo, un ex artista della scuderia, Okamoto Kauan, ha rivelato alla stampa internazionale che lui e molti altri ragazzini tirocinanti erano stati oggetto delle attenzioni sessuali di Kitagawa.

Nel mese di agosto, Julie Keiko Fujishima, nipote di Kitagawa e presidente dell’agenzia, ha rassegnato le proprie dimissioni in seguito a un’indagine indipendente che ha accertato che centinaia di ragazzi erano stati vittima di abusi sessuali tra gli anni Settanta e gli anni Duemila. Più avanti nel corso dell’anno, dopo che decine di sponsor le avevano ritirato il loro sostegno, l’agenzia è stata suddivisa in due società: la Smile-Up, che ha come missione il risarcimento delle vittime di Kitagawa, e la Starto Entertainment, per la prosecuzione dell’attività nello spettacolo e la gestione di tutti i talenti.

Un’altra controversia che ha fatto notizia è esplosa a luglio, con l’uscita simultanea negli Stati Uniti di Barbie, la commedia rosa virale di Greta Gerwig e del film di Christopher Nolan, Oppenheimer, una storia di tre ore sul creatore della bomba atomica. Quando sono apparsi alcuni meme che scherzosamente collegavano i due film, i giapponesi si sono lamentati sui social media affermando che i meme “Barbenheimer” minimizzavano il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Dopo mesi di dibattito sull’opportunità o meno di far uscire in sala Oppenheimer nell’unico paese che aveva vissuto l’esperienza di un attacco nucleare, il distributore di Tokyo Bitters End ha presentato il film nelle sale giapponesi il 29 marzo 2024.

Gli scioperi degli sceneggiatori e degli attori hollywoodiani che si sono protratti per cinque mesi hanno avuto ripercussioni anche in Giappone, con produzioni interrotte e uscite in sala posticipate, lasciando dei buchi nei listini dei distributori locali. Indirettamente, le azioni sindacali congiunte hanno messo in luce il crescente divario tra sceneggiatori e attori di Hollywood, che lavorano con contratti conformi alle norme dei sindacati, e i loro omologhi giapponesi, molti dei quali vivono alla giornata come liberi professionisti e la cui retribuzione dipende dai capricci dei loro datori di lavoro. “Il risultato è un contesto di bassa qualità con giornate fatte di tante ore e compensi non adeguati”, ha raccontato l’attore veterano Furutachi Kanji al quotidiano The Japan Times. “Il sistema, qui da noi, incentiva lo sfruttamento”.

Poi, lo scorso settembre, la Tokyo Laboratory, una delle più importanti società di sviluppo e postproduzione che era in attività dal 1955, ha annunciato che avrebbe chiuso i battenti alla fine di novembre e avrebbe smaltito le 20.000 pellicole in suo possesso entro la fine di ottobre, a meno che i clienti non le avessero reclamate.

La società non ha comunicato una lista dettagliata delle pellicole a rischio, dichiarando solamente che appartenevano a generi diversi, film o spot pubblicitari per la televisione, del periodo compreso tra gli anni Settanta e i primi anni Duemila.

Nel putiferio che si è immediatamente scatenato, la Tokyo Laboratory ha difeso la propria decisione affermando che legalmente non aveva il diritto di consegnare le pellicole a terze parti che volessero salvarle. Questa spiegazione non ha placato la regista e produttrice Fran Rubel Kuzui, il cui film d’esordio Tokyo Pop, del 1988, era stato da poco salvato dall’oblio di un magazzino e restaurato. “È un crimine”, ha dichiarato al quotidiano Nikkei. “Quei film sono parte della cultura giapponese”.



La storia però ha una specie di lieto fine: il 30 novembre è stato annunciato che la Toho Archive, società del gruppo Toho cui apparteneva anche la Tokyo Laboratory, conserverà i film non reclamati; ma finché non si risolveranno le questioni legate ai diritti, nessuno potrà proiettarli.

Tra i film giapponesi in uscita quest’anno ci sono ovviamente anche quelli della Toho, il produttore, distributore, nonché esercente che sovrasta i suoi concorrenti proprio come il suo personaggio iconico, Godzilla.

Il listino della Toho per il 2024 presenta diversi generi e serie già familiari, che indubbiamente produrranno gran parte dei più importanti successi di botteghino dell’anno. Non c’è in cantiere alcun sequel di Godzilla Minus One, anche se il regista Yamazaki Takashi ha suggerito di essere disponibile a realizzarne uno, ma la Toho farà uscire in sala Godzilla e Kong – Il nuovo impero, una nuova pellicola di produzione hollywoodiana diretta da Adam Wingard (Death Note – Il quaderno della morte, The Guest), proprio in tempo per le vacanze della Settimana d’Oro che inizia a fine aprile.

Tra i vari volti familiari del listino Toho ci sono nuovi episodi delle serie di animazione Doraemon e Detective Conan, oltre al quarto capitolo della saga d’azione in costume Kingdom di Sato Shinsuke.

 



Solitamente, i film live-action della Toho derivano da proprietà di comprovato successo di altri media, che siano manga popolari o spettacoli televisivi, e sono diretti da registi che lavorano principalmente per la televisione ma hanno anche all’attivo lungometraggi per il cinema. Questi film possono fare presa sul pubblico locale ed essere traslati con successo sul piccolo schermo, ma le loro storie, poco adatte all’esportazione, risultano spesso poco appetibili fuori dal Giappone.

Quest’anno, però, la Toho sta modificando (o addirittura rompendo) questo schema con Last Mile, un thriller con Mitsushima Hikari nel ruolo della manager di un grosso centro di distribuzione che deve vedersela con una serie di misteriose esplosioni. Il film, la cui uscita è prevista per la prossima estate, è stato diretto da Tsukahara Ayuko, una veterana degli sceneggiati televisivi, da una sceneggiatura di Nogi Akiko. Sebbene le registe in Giappone non siano una rarità, è però infrequente che dirigano grosse produzioni commerciali. Una regista che ci è riuscita è Sato Shimako, il cui curriculum comprende l’action K-20: The Fiend with Twenty Faces (2008), che è stato presentato al FEFF, e due episodi cinematografici della serie Unfair che vede Shinohara Ryoko nel ruolo di una poliziotta della squadra omicidi di Tokyo. Il 19 aprile la Warner Bros Japan distribuirà nelle sale un altro film di Sato, The Yin Yang Master 0, un fantasy in costume ambientato nel periodo Heian (794-1185) che racconta la sua storia semi-folcloristica con colpi di scena psichedelici e con effetti sbalorditivi. Che con questo film Sato riesca a scalare le vette raggiunte dal marito Yamazaki con Godzilla Minus One è tutto da vedere.

Tra gli autori giapponesi riconosciuti a livello internazionale, per il momento solo Hamaguchi Ryusuke ha un film in uscita nel 2024, Il male non esiste, che arriva nelle sale giapponesi il 26 aprile. Il suo collega Kurosawa Kiyoshi, vincitore del Leone d’Argento per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2020 per La moglie della spia, un dramma ambientato durante la seconda guerra mondiale, torna al genere horror, che è il suo marchio di fabbrica, con Chime. Il film, interpretato da Yoshioka Mutsuo nel ruolo di un uomo che inizia a sentire dei rintocchi e a provare un crescente senso di terrore, uscirà su una nuova piattaforma streaming, Roadstead, nel corso di quest’anno, ed è già stato presentato in anteprima alla Berlinale 2024.

Tra i cineasti emergenti, degno di nota è Fujita Naoya, il cui Confetti è stato il film di apertura dello Skip City International D-Cinema Festival del 2023 ed è uscito in sala il 2 marzo di quest’anno. L’esordiente Matsufuji Shion brilla nel ruolo di un ragazzino che interpreta ruoli femminili in una troupe teatrale itinerante di taishu engeki (un genere teatrale definito “teatro delle masse”). Viene iscritto in una scuola media per un periodo di un mese e qui inizia a farsi degli amici ma la sua arte e il padre, che è molto esigente ed è anche il capo della troupe, lo obbligano al distacco. film, che si basa su una ricerca di Fujita, offre un nuovo punto di vista sui ruoli di genere che non capita spesso di trovare in Occidente, e nemmeno in Giappone, d’altro canto. Il taishu engeki è decisamente messo in ombra dal teatro kabuki, tutto al maschile, e nel quale per tradizione gli uomini interpretano anche i personaggi femminili. Questo film è un altro segno del fatto che, per quanto conservatore e persino retrogrado possa essere sotto molti aspetti, il cinema giapponese si sta lentamente muovendo verso una maggior diversità e inclusività in ogni campo, dai temi e trattamenti fino al genere delle persone che siedono sulla sedia del regista.

 

Mark Schilling