Un talento unico nella sua generazione. Gelso d’Oro alla Carriera: Jeon Do-yeon

Nell’autunno del 1997, parecchi anni prima che il cinema sudcoreano iniziasse l’attuale rinascita, la società di produzione Myung Films distribuì un melodramma urbano sofisticato e piuttosto cupo dal titolo The Contact. Anche se il protagonista era uno dei più importanti attori dell’epoca, Han Seok-gyu, la vera rivelazione del film fu una giovane attrice televisiva al suo debutto cinematografico. Il ruolo non era di quelli a cui ambisce la maggior parte delle giovani aspiranti attrici: Su-hyun è una donna normale con una vita normale che cerca una via d’uscita alla propria solitudine chattando online. Eppure, l’interpretazione magistrale e delicata di Jeon Do-yeon infondeva al personaggio un calore e una vitalità tali che i giovani spettatori coreani – i quali generalmente mostravano ben poco interesse nei confronti del cinema locale – ne furono ammaliati. Il film divenne uno dei più grossi successi di quell’anno e Jeon si trovò improvvisamente sotto le luci della ribalta. Già allora fu subito chiaro ciò che stava accadendo: era nata una stella.

Negli anni successivi, anni in cui il cinema coreano si è trasformato, Jeon ha dimostrato la grandezza del suo talento attraverso una stupefacente gamma di interpretazioni con cui si è guadagnata la fama di attrice camaleontica in grado di affrontare qualunque ruolo. Nel 1998 era una dottoressa innamorata di un gangster nel famosissimo melodramma A Promise. Ma poi ha improvvisamente invertito la rotta, stravolgendo la propria immagine cinematografica con l’interpretazione ipnotica di una casalinga libertina in Happy End (1999), l’indimenticabile ritratto di una studentessa di campagna in Harmonium in My Memory (1999), e il ruvido ruolo della sboccata “Sunglasses” nel primo film commerciale del regista Ryoo Seung-wan, No Blood No Tears (2002).

Continuando occasionalmente a lavorare in televisione con popolarissimi sceneggiati come Shooting the Star (2002) e Lovers in Prague (2005), Jeon nella sua carriera cinematografica ha seguitato a fare scelte poco convenzionali. In Untold Scandal di E J-yong (2003), un adattamento del romanzo Les Liaisons dangereuses di Choderlos de Laclos (1782) ambientato al tempo della dinastia Joseon, ha regalato un’altra interpretazione straordinaria nel ruolo di Madame Marie de Tourvel. My Mother the Mermaid (2004) la vedeva interpretare un impegnativo duplice ruolo: nel presente una donna che lavora come agente di viaggio e nel passato sua madre, una pescatrice subacquea di molluschi che viveva in riva al mare. A proposito di questa interpretazione Kyu Hyun Kim ha scritto: “Jeon resiste a tutte le scelte facili e impersona i propri personaggi su diversi livelli, tanto che le sfumature della sua interpretazione sono difficili da apprezzare in una sola visione del film”. Nel 2005 l’attrice ha inoltre interpretato una prostituta che contrae l’AIDS nel melodramma commovente e decisamente poco convenzionale You Are My Sunshine, diventato a sorpresa un grandissimo successo.

In quel momento della sua carriera, Jeon Do-yeon era già da tempo considerata il talento più prodigioso del cinema coreano; ma doveva ancora interpretare film il cui successo andasse ben oltre i confini della Corea, come Oldboy Park Chan-wook o The Host di Bong Joon-ho. Così, quando è trapelata la notizia che Jeon sarebbe stata la protagonista in Secret Sunshine del grande cineasta Lee Chang-dong, noto per i suoi drammi emotivamente intensi, l’attesa è schizzata alle stelle. Secret Sunshine è stato invitato nella sezione competitiva del festival di Cannes e così, dieci anni dopo il suo esordio cinematografico, Jeon ha affrontato il red carpet. Sebbene al suo ingresso nel palazzo del cinema ben poche persone, oltre agli amanti del cinema coreano, l’abbiano riconosciuta, non appena è apparso sul grande schermo il suo ritratto, emotivamente sconvolgente, di una donna che deve affrontare una lunga serie di tragedie personali, l’attrice è diventata l’argomento di conversazione del festival; tanto che, alla cerimonia di premiazione, Jeon Do-yeon è diventata la seconda interprete asiatica dopo Maggie Cheung ad aggiudicarsi a Cannes il premio per la miglior attrice.

In Corea la notizia del premio di Jeon ha fatto grande sensazione e ha consolidato la sua fama e il suo ruolo nella storia del cinema nazionale. Per l’attrice, anche il resto di quell’anno è stato ricco di eventi, compreso il suo matrimonio con l’uomo d’affari Kang Shi-kyu. Due anni dopo la coppia ha avuto una bambina.

La carriera di Jeon è proseguita con molti altri successi. Nel dramma a basso budget My Dear Enemy (2008) è stata coprotagonista insieme a Ha Jung-woo di una commovente storia incentrata sui personaggi che è considerata, a ragione, un gioiello di quel periodo. E con The Housemaid, sontuosa rivisitazione del classico del 1960 di Kim Ki-young realizzata dal regista Im Sang-soo, Jeon, è stata nuovamente in concorso a Cannes e ha percorso il red carpet una seconda volta. Nel 2011 è invece ritornata al cinema di genere con il poliziesco Countdown.

Alcuni tra i film di maggior rilievo interpretati da Jeon negli ultimi anni sono Way Back Home (2013), adattamento del regista Pang Eun-jin della straziante storia vera di una coreana incarcerata in Martinica dopo aver trasportato a sua insaputa della droga in aeroporto, e The Shameless (2015), un noir poliziesco carico di atmosfera che è stato presentato per la prima volta nella sezione Un Certain Regard del festival di Cannes. Dopo aver interpretato anche Memories of the Sword (2015), un epica di arti marziali, e A Man and a Woman (2016), un dramma intimista sull’infedeltà, Jeon è tornata alla televisione con un’acclamata performance nel remake della famosa serie The Good Wife.

Siamo particolarmente emozionati di accogliere Jeon Do-yeon a Udine e di consegnarle un meritatissimo Gelso d’Oro alla Carriera in occasione della presentazione del suo nuovo film, Birthday. Si tratta di una storia drammatica fuori dal comune, essendo incentrata sul tragico affondamento del traghetto Sewol nel 2014 che ha lasciato ferite molto profonde nella società coreana. In verità solo un’attrice del calibro di Jeon Do-yeon poteva affrontare questo ruolo che per l’intera popolazione coreana rappresenta una sorta di superamento collettivo della tragedia. Di nuovo a fianco dell’attore Sul Kyung-gu a diciotto anni di distanza dal toccante dramma romantico I Wish I Had a Wife (2001), l’attrice fornisce un’interpretazione che verrà ricordata a lungo.

Jeon Do-yeon ha fatto così tanto in un lasso di tempo così breve che, se diamo uno sguardo alla sua carriera fino a oggi, c’è molto da festeggiare. Ma ci attendiamo molto da lei anche per i prossimi decenni. Nei mesi a venire la vedremo nel thriller Beasts Clawing at Straws, adattamento di un romanzo giapponese in cui sarà coprotagonista insieme al collega Jung Woo-sung, anch’egli ospite d’onore al FEFF. Così, anche se questo è il primo viaggio di Jeon a Udine, ci auguriamo di riaverla qui molte volte ancora.
Darcy Paquet