Bloody Morning

A/B side VIBES. Greatest Hits from ‘80s & ‘90s
INTERNATIONAL FESTIVAL PREMIERE

Bloody Morning 

t.l. Mattina sanguinosa
血色清晨 (Xue Si Qing Chen) 

China, 1992, 94’, Mandarin

Restored 2023
Directed by: Li Shaohong
Screenplay: Li Shaohong, Xiao Mao, based on the novella by Gabriel Garcia Marquez
Photography (color): Zeng Nianping
Editing: Zhou Xinxia
Music: Meng Weidong
Sound: Wu Ling
Producers: Tian Yuping, Li Xiaogeng
Production Company: Beijing Film Studio
Cast: Zhaohui (Li Pingwa), Hu Yajie (Li Mingguang), Lu Hui (Li Hongxing), Kong Lin (Li Gouwa), Wang Quanwang, Xie Yan, Zhao Jun

Date of First Release in the Territory: June 27th, 1992

 

L’adattamento del racconto di Gabriel Garcia Marquez Cronaca di una morte annunciata fu un progetto abbastanza rischioso per la giovane Li Shaohong, una degli esponenti della Quinta Generazione di cineasti diplomati nel 1982 alla Beijing Film Academy riaperta alla fine della Rivoluzione Culturale. I suoi compagni di corso erano già diventati famosi con film che esploravano la Cina del passato – come i primi film di Chen Kaige e Zhang Yimou – oppure la società urbana contemporanea come i film di Huang Jianxin, criticando implicitamente sia la mentalità oscura e feudale del passato sia la rigidità del sistema socialista. Li Shaohong invece scelse di esplorare la Cina rurale che faticava a tenere il passo con i cambiamenti politici e sociali di quegli anni cruciali delle riforme economiche inaugurate da Deng Xiaoping, dove la legge dello Stato moderno viene ignorata a vantaggio di quella tribale e dove l’ignoranza e la mentalità tradizionale erano ancora prevalenti. Ma fu una sfida vincente, perché il film divenne rapidamente oggetto di acceso dibattito in ambienti culturali e si aggiudicò diversi premi sia in Cina che all’estero, compresa la Mongolfiera d’Oro al festival di Nantes del 1992.
Il racconto di Garcia Marquez era già famoso ed era stato già adattato per lo schermo da Francesco Rosi nel 1987. Pur raccontando la storia di un’omicidio, il nocciolo del racconto non è l’indagine sui motivi del delitto per identificarne i responsabili quanto piuttosto l’esplorazione della responsabilità collettiva di una comunità, che sapeva quello che stava per accadere e non aveva fatto nulla per evitarlo. Come il libro, il film non è un thriller; la storia è chiara sin dall’inizio, un uomo viene assassinato davanti agli occhi di tutto un villaggio e due fratelli dichiarano immediatamente di averlo ucciso per vendicare l’onore della famiglia: la sorella dei due dopo la prima notte di nozze era stata ripudiata dal marito quando aveva scoperto che lei non era vergine. Un magistrato arriva al villaggio – un luogo remoto e impoverito da secoli di stenti – e comincia le indagini sull’omicidio, che nel film è ricostruito attraverso dei flashback. Tutti i testimoni – che sono praticamente tutti gli abitanti del villaggio – vengono metodicamente interrogati dal magistrato. Ognuno ha una motivazione diversa ed apparentemente valida per non aver né fermato i due fratelli, che avevano annunciato la loro intenzione di vendicare l’onore della sorella, né allertato in tempo la vittima perché potesse fuggire o quantomeno essere pronta a difendersi. 
Il giovane assassinato è l’insegnante della piccola scuola del villaggio, l’unico intellettuale della comunità che invece di emigrare aveva scelto di restare ad educare le nuove generazioni. Attraverso le varie testimonianze raccolte dal magistrato emerge una dinamica di rapporti sociali fatta di invidia, di puritanesimo mal riposto, di diffidenza nei confronti degli intellettuali, di relazioni di tipo tribale che hanno paralizzato la psiche collettiva. Il labirinto psicologico in cui è maturata la tragedia è riflesso anche nella configurazione del villaggio, fatto di sentieri polverosi che si intrecciano l’uno con l’altro e di interni umidi e claustrofobici. Ma il racconto non diventa mai passionale, la struttura del film rimane quasi di tipo giornalistico, descrive i fatti prendendone la distanza. Nonostante racconti la storia di un omicidio, non è tanto il delitto a colpire ed indignare, quanto l’atteggiamento degli abitanti del villaggio e la loro passività – un tema importante e problematico, e per averlo affrontato il film di Li Shaohong rimane una pietra miliare nel cinema cinese contemporaneo. 

 

Li Shaohong

Li Shaohong (Jiangsu, 1955) è regista e produttrice di film e televisione. A 14 anni si è arruolata nell’esercito, lavorando in un ospedale militare. Ammessa alla Beijing Film Academy nel 1978, anno della riapertura dell’Accademia dopo la Rivoluzione Culturale, si è diplomata nel 1982. Considerata uno dei maggiori esponenti della Quinta Generazione di cineasti, il suo primo film The Case of the Silver Snake (1988) è stato co-diretto da Zhang Yimou e Chen Kaige. Il primo successo è arrivato con Bloody Morning (1992). I suoi film hanno vinto molti premi sia in Cina che all’estero. È proprietaria di un’importante società di produzione cine-televisiva.

 

FILMOGRAFIA SELEZIONATA

1988 – The Case of the Silver Snake 
1992 – Bloody Morning 
1993 – Family Portrait 
1995 – Blush 
2000 – The Red Suit 
2004 – Baober in Love 
2005 – Stolen Life 
2006 – The Door 
2019 – A City Called Macao 
2019 – Liberation 
2022 – Hero (segment “China – Wuhan Story”)

 
 
Maria Barbieri
Regia: Li Shaohong
Anno: 1992
Durata: 100'
Stato: China
26/04 - 14:00
Visionario, Via Asquini 33
26-04-2023 14:00 26-04-2023 15:40Europe/Rome Bloody Morning Far East Film Festival Visionario, Via Asquini 33CEC Udine cec@cecudine.org

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