EUROPEAN PREMIERE
Phases of the Moon
t.l. Le fasi della luna
月の満ち欠け (Tsuki no Michikake)
Japan, 2022, 128’, Japanese
Directed by: Hiroki Ryuichi
Screenplay: Hashimoto Hiroshi
Photography (color): Mizuguchi Noriyuki
Editing: Nomoto Minoru
Art Direction: Maruo Tomoyuki
Music: Fukushige Mari
Producers: Aragaki Hirotaka, Endo Hitoshi
Executive Producers: Yoshida Shigeaki, Tsutsui Ryuhei
Cast: Oizumi Yo, Ito Sairi, Shibasaki Ko, Kikuchi Hinako, Meguro Ren, Arimura Kasumi
Date of First Release in Territory: December 2nd, 2022
La credenza nella reincarnazione è molto diffusa nel Sud-est asiatico, meno in Occidente. Di conseguenza, Phases of the Moon, un dramma a più livelli di Hiroki Ryuichi nel quale la reincarnazione è il tema principale, potrebbe avere difficoltà a superare certe barriere culturali e religiose.
Non è che il film, tratto da un romanzo bestseller di Sato Shogo, cerchi di fare del proselitismo per una data religione, bensì tratta la reincarnazione come un fatto, che il protagonista, un ex funzionario che ha perso la moglie e la figlia adolescente in un tragico incidente, fa fatica ad accettare.
Il regista veterano Hiroki, che ha al suo attivo commedie romantiche commerciali e acclamati film indipendenti, porta alla storia il suo abituale tocco di grande sensibilità visuale e un approccio musicale raffinato, con la vocalista e musicista Fukushige Mari che fornisce un contrappunto struggente all’azione sullo schermo. Se però trovate bizzarra o destabilizzante l’idea di morti che parlano attraverso i vivi, questa pellicola potrebbe procurarvi qualche momento di disagio. Ciò nonostante, la sua prospettiva sul soggetto è rivelatrice e porta in superficie credenze ben radicate che spesso in Giappone rimangono inespresse.
Incontriamo per la prima volta il protagonista Osanai Kei (Oizumi Yo) nel 2007, impiegato nel settore ittico nella nativa Hachinohe, una città portuale del Nord del Giappone. La scena si sposta subito nella città di Tama nell’area di Tokyo, dove l’uomo incontra Midorizaka Yui (Ito Sairi), una giovane madre sulla ventina e la sua bambina Ruri, nel salone di un hotel. La storia torna poi indietro fino al 1980, quando Kei sposa la compagna di università Kozue (Shibasaki Ko); non molto tempo dopo i due hanno una bambina, che si chiama anche lei Ruri. Nel 1988, Kozue si accorge che sua figlia si comporta con strana maturità e mostra di possedere misteriose competenze in disegno e in inglese.
La bambina scappa e quando Kei, preoccupato, la recupera dopo che un poliziotto l’ha trovata vicino a un negozio di dischi, Ruri gli dice una frase strana: “Non dimenticherò mai le cose gentili che hai fatto”. La storia fa un balzo in avanti fino al 1999 quando Ruri (Kikuchi Hinako), ormai adolescente, è la migliore amica di una sua compagna di scuola, Yui (sempre Ito) alla quale svela un segreto: lei non è ciò che sembra. Poco dopo sia Ruri che Kozue muoiono (ma è proprio vero?).
In questa storia c’è molto altro, compresa una storia d’amore sfortunata all’inizio degli anni Ottanta tra lo zelante commesso di un negozio di dischi (Meguro Ren) e una donna più grande e combattuta che si chiama – indovina? – Ruri (Arimura Kasumi).
Pur con i molti livelli della storia e gli spostamenti indietro e avanti nel tempo, il film mantiene delle linee narrative chiare. Nei panni di Yui, la talentuosa Ito è una guida affidabile, seppure a tratti sconcertante, non solo nella intricata storia ma anche nei misteri della reincarnazione. Oizumi, che solitamente interpreta ruoli più leggeri, incarna in modo commovente e piuttosto misurato le diverse tappe del lutto di Kei. Per questo credo che dovrebbe ringraziare Hiroki, che ha una capacità nel tirar fuori dai suoi attori le interpretazioni migliori della loro carriera.
Chissà se Phases of the Moon convincerà il pubblico che la reincarnazione esiste. Forse, proprio come Il sesto senso ha fatto dubitare alcuni spettatori del proprio scetticismo sui fantasmi – almeno fino a quando non si sono riaccese le luci in sala.
BIO & FILMOGRAFIA: vedi 800 Two-Lap Runners