Untold Herstory

ITALIAN PREMIERE

Untold Herstory

t.l. Storia femminile mai raccontata
流麻溝十五號 (Liu Ma Gou Shi Wu Hao)

Taiwan, 2022, 112’, Mandarin, Taiwanese, Atayal, Japanese
Directed by: Zero Chou 
Screenplay: Zero Chou, Wu Min-hsuan
Photography (color): Hoho Liu
Editing: Zero Chou, Chen Xiao-jing
Production Design: Chou Chin-hsien
Music: Lu Lu-ming
Producers: Pasuya Yao, Kent Chang
Cast: Yu Hsing-hui (Yu Pei-jen), Lien Yu-han (Chen Ping), Herb Hsu (Yan Shui-hsia), Hsu Tau (Lin Yao-hui), Gaku Sou (Chuang Cheng-hsiung), Mario Pu (Fang Chi-chuan), Angel Lee (Officer Lo)

Date of First Release in Territory: October 28th, 2022 

Visto il rapido sviluppo della democrazia a Taiwan, è facile dimenticare che la democrazia è stata raggiunta solo 30 anni fa. Il lungo periodo sotto la legge marziale, che è durato dal 1949 al 1987, è ancora fresco nella memoria di parecchie generazioni. Durante il Terrore Bianco, il governo del Kuomintang impose misure autoritarie come la soppressione del diritto di parola e la repressione di chiunque fosse critico nei confronti del governo. Molti di quei dissidenti vennero confinati a Green Island, un’isola a 33 chilometri al largo della costa orientale che era stata trasformata in colonia penale. 
Tratto da un libro non-fiction di Ronald Tsao e da resoconti orali, Untold Herstory di Zero Chou è la prima produzione della Thuànn Taiwan Film Corporation, fondata dall’ex giornalista e legislatore Pasuya Yao. Il film è ambientato nei primi anni Cinquanta, nel pieno della guerra di Corea, e racconta la storia delle prigioniere, spesso dimenticate, che venivano mandate a Green Island nel cosiddetto “centro di riforma”, dove venivano identificate solo attraverso il numero di matricola e venivano sottoposte ai lavori forzati  e a pesanti lezioni di “rieducazione”. 
Pur essendo tratto da racconti reali, il film è incentrato su tre personaggi fittizi: Hsing-hui (Yu Pei-jen), una giovane donna innocente arrestata solo per aver disegnato un poster per la protesta studentesca; Chen Ping (Lien Yu-han), un’attraente ballerina il cui aspetto attira l’attenzione di un comandante del campo; e un’infermiera più anziana (Herb Hsu), che si comporta come se di fatto fosse la sorella maggiore di tutte le prigioniere e sfida con spavalderia le autorità scambiando segretamente informazioni con i prigionieri maschi. 
Anche se Chou e il coautore Wu Min-hsuan impiegano molto tempo a mostrare gli atti disumani compiuti sull’isola – compresi i famigerati  bunker che portarono molti prigionieri alla pazzia – il film mette l’accento sull’umanità e il cameratismo tra prigioniere. Ci sono scene in cui le detenute stabiliscono legami di amicizia tra loro, ci sono l’incontro tra Chen Ping e una persona amata o un amore che sboccia tra Hsing-hui e uno dei prigionieri maschi o, ancora, una scena in cui le donne si uniscono per salvare una di loro. L’ultimo atto di ribellione delle detenute prima dell’esecuzione, tratto da fotografie di archivio, farà probabilmente commuovere molti spettatori. Anche se le esperienze delle prigioniere sono strazianti, Chou ha fortunatamente realizzato una storia che è anche profondamente commovente e rispettosa. 
Colpisce anche lo sforzo fatto da Chou e dalla sua troupe per delineare la vita nel campo di prigionia. Il film è stato girato in set ricostruiti dentro e intorno al Parco commemorativo delle vittime del Terrore Bianco di Green Island, che è stato fondato nei luoghi dove venivano detenuti i dissidenti del regime. Sebbene sia impossibile capirlo dai sottotitoli, sia le guardie che i prigionieri si esprimono con accenti diversi dal mandarino standard, che rispecchiano con precisione le diverse provenienze di coloro che si trovano sull’isola: molti dei prigionieri taiwanesi, all’epoca, non parlavano così bene il cinese mandarino, ma si esprimevano invece nel cinese di Taiwan, in lingua atayal (parlata dagli aborigeni taiwanesi) o in giapponese (un retaggio del periodo coloniale). Invece le guardie del Kuomintang parlavano un mandarino con marcate inflessioni dialettali di aree diverse (anche se chi scrive, di madrelingua cantonese, ha trovato il cantonese del film piuttosto impreciso). Se consideriamo che fino a pochi decenni fa parlare apertamente dell’argomento trattato dal film era ancora difficile, che un film mainstream abbia affrontato questo orribile capitolo della storia di Taiwan in modo così diretto e realistico fa di Untold Herstory un risultato grandioso che vale la pena di vedere. 

 

Zero Chou

Dopo la laurea, Zero Chou ha lavorato come giornalista e successivamente ha cominciato a girare film indipendenti. Dopo anni come documentarista, nel 2004 Chou è passata alla regia di lungometraggi drammatici con Splendid Float, che ha subito vinto tre Golden Horse Award. Spider Lilies (2007), vincitore del Teddy Award, ha fatto grande scalpore per la sua storia d’amore lesbico interpretata dalle pop star Rainie Yang e Isabella Leong. Oltre ai lungometraggi per il cinema, Chou ha scritto e diretto anche diversi film per la tv e serie televisive. 

FILMOGRAFIA

2004 – Splendid Float 
2007 – Spider Lilies
2008 – Drifting Flowers
2012 – Ripples of Desire
2020 – Wrath of Desire
2022 – Untold Herstory

 

 

 

 

 
Kevin Ma
Regia: Zero CHOU
Anno: 2022
Durata: 112'
Stato: Taiwan
26/04 - 09:00
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
26-04-2023 09:00 26-04-2023 10:52Europe/Rome Untold Herstory Far East Film Festival Teatro Nuovo Giovanni da UdineCEC Udine cec@cecudine.org

Photogallery