Tra la fine degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, nel cinema coreano prese piede una tendenza dominante: un gruppo di cineasti (a volte definiti come la New Wave coreana) approfittarono di un rilassamento della censura statale per girare film estremamente realistici, che analizzavano tematiche sociali controverse. In quello stesso periodo si fece strada un’altra tendenza parallela, incentrata su una giovane generazione di produttori che lavorava con grossi gruppi economici locali per modernizzare l’industria del cinema e spingere il cinema commerciale verso direzioni nuove. Queste due tendenze avrebbero, ognuna a modo proprio, trasformato il cinema coreano.
E poi c’è il regista Lee Myung-se, affermatosi nel 1988 con Gagman, il suo primo film. Se ci fossero stati altri tre o quattro registi come lui, avremmo potuto parlare di una terza grande tendenza che stava trasformando il cinema coreano; ma nessun altro in Corea ha realizzato film come quelli di Lee Myung-se. È unico nel suo genere e ha introdotto uno stile che non era mai esistito prima nel suo paese, molto lontano dal crudo realismo della new wave coreana o dall’approccio, influenzato dai generi, dell’industria cinematografica commerciale. Per certi versi possiamo affermare che egli era un predecessore degli autori coreani più visivamente espressivi del 21° secolo ma, anche considerata l’influenza che ha avuto sui cineasti che gli sono succeduti, la sua opera risulta ancora assolutamente singolare. In una parola, è il cinefilo per eccellenza, completamente devoto all’arte cinematografica e impegnato a esplorare nuove possibilità estetiche in ogni suo film. Siccome il Far East Film Festival continua a concentrarsi sui film degli ultimi anni del 20° secolo, siamo lieti di accogliere Lee Myung-se a Udine e presentare due dei suoi capolavori: Their Last Love Affair, del 1996, e Nowhere to Hide del 1999. Sebbene molto diversi per soggetto trattato (uno è incentrato su una relazione extraconiugale destinata a finire male e l’altro su un gruppo di investigatori della polizia che danno la caccia a un assassino), i due film formano una coppia eccellente e mettono in luce un periodo particolarmente fertile della carriera di Lee Myung-se. C’è una giocosità di superficie in tutti i film di Lee che scaturisce dalla sua esuberante visione creativa e dalle sue diverse fonti di ispirazione.
La visione dei suoi film è sempre un piacere estetico. Allo stesso tempo, però Lee non ha paura di addentrarsi in luoghi più oscuri e sfidare gli spettatori con temi difficili. Sia Nowhere to Hide che Their Last Love Affair mettono in evidenza questo dualismo nel suo approccio cinematografico. Guardare questi due film oggi è particolarmente affascinante perché il processo analogico di costruzione di immagini distintive all’epoca era molto diverso da quello attuale. Viviamo in un’epoca in cui la sperimentazione visiva è diventata straordinariamente facile, ma forse un po’ superficiale. Al contrario, l’approccio materiale di queste due opere girate su pellicola ha una consistenza e un’immagine semplicemente impossibili da trovare oggi. Poter vedere questi film sul grande schermo in versioni appena rimasterizzate è davvero un’opportunità rara e preziosa. Esortiamo quindi il pubblico del FEFF ad assistere alle proiezioni e ad ascoltare lo stesso maestro nella speciale masterclass che accompagna il programma.
Darcy Paquet